L'innocente violenza dei fumetti, RLSH, Mark Millar e altro...

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    Gli anni settanta stanno finendo, il mondo dei fumetti sta per cambiare radicalmente. Ormai le armi bislacche, i lieti fine scontati e i costumi sgargianti hanno stufato il lettore medio, e alcuni scrittori lo hanno capito, e decidono do rendere il medium del fumetto qualcosa di più maturo. Attenzione, maturo in quei tempi non sognificava ancora violento, infatti questi scrittori, affrontano vere e proprie tematiche sociali come il razzismo, la dipendenza, la politica assolutista e la morte. Ed è proprio con l'ultima di queste tematiche che poi si aprirono gli anni 80 del fumetto americano, la vecchia signora che tutti incontreremo prima o poi ci porterà per mano nella Dark Age del fumetto. Per l'esattezza siamo nel 1985, dopo un mezzo decennio di temi maturi ma non troppo la DC Comics decide di dare spazio a uno degli scrittori della rivoluzione della decade passata. Lo scrittore in questione è inglese, ha uno strano interessa per l'occulto e una lunga barba, il suo nome è Alan Moore.
    Moore nel 1985, codiuvato dai disegni del bravissimo Dave Gibbons, scrive Watchmen, l'opera magna del fumetto americano. Un opera avanguardista, atta a far riflettere sulla politica tramite i supereroi. Il problema era uno, Watchmen, piaceva al lettore introspettivo che coglieva tutti i riferimenti, ma anche al lettore occasionale che vedeva nel romanzo grafico di Moore solo una storia ben scritta piena di violenza, eroi ambigui e distopie. La DC fiuta il denaro e senza pensarci l'anno dopo affida a un altro scrittore la sua testata ammiraglia, Batman.
    Lo scrittore era il Texano doc, che anni prima ci aveva stupiti con il suo ciclo su Daredevil, Frank Miller. Il nostro Frank scriverà due storie, la prima, Anno Uno, è una storia fondamentalmente incriticabile, profonda che analizza il mito di Batman in tutte le sue sfaccettature, mostrandoci un Batman alle origini. Ma il buon Frank pensò: "se ho scritto l'inizio, tanto vale scriva anche la fine". Oh Frank, come ti sbagliavi...
    Da quella geniale intuizione l'americanissimo Frank Miller scrive The Dark Knight Returns. Sebbene sia molto simile a Watchmen per i temi, qui il nostro Miller si spinge ancora oltre, riempe i dialoghi di frasi da duri, porta l'ultraviolenza a uno stato ancora maggiore, estremizza ogni personaggio e serra la narrazzione rendendo la storia praticamente un film su carta.
    La storia avrà un suggesso assurdo e porterà una grande rivoluzione nel genere creandl eroi sempre più cupi e tormentati, andiamo oltre il Bat-Fascista di Miller, abbiamo dei veri e propri assassini a sangue freddo, gente senza scrupoli, pazzi violenti pompati da frasi da duro e sa fucili più grossi delle loro braccia. Quest'ultrapompata ultraviolenza fine a se stessa, a me piace da matti. Non sopporto le storie filosofiche che dopo aver riflettutto sulla vita e sulla morte, su cosa voglia dire essere un eroe e sul vero significato di patriottismo ti danno un finale ambiguo. No, ho sempree voluto i ritmi serrati, ho sempre voluto gli eroi cazzoni e spaccaculi, ho sempre voluto sangue a litri.
    Sono fumetti, devono divertire prima di tutto.
    Senza saperlo ho sempre voluto Mark Millar.
    Torniamo un attimo indietro, questa corrente dell'ultraviolenza negli anni novanta aveva pervaso ogni serie a fumetti, solo pochi autori come Grant Morrison e Mark Waid resistevano a quel filone continuando a proporre storie di qualità senza cadere nella massa del banale e del già visto. Uno di questi scrittori aveva un amico, e un bel giorno decisero di scrivere per la prima volta insieme.
    Mi immagino così la scena:
    Grant:"Hey Mark, la Marvel mi ha commisionato una mini su dei tipi che uccidono gli alieni"
    Mark: "figo, come pensi di fare?"
    Grant: "vilevo impostarla molto violenta e con un ritmo serrato ma non so come unire ciò alla mia storia molto profonda"
    Mark: "Ho un idea..."

    Così naque una delle migliori coppie di autori degli ultimi anni, Millar-Morrison. Questi autori riuscivano a mettere insieme la complessità e la profondità delle trame di Morrison con al semplicità e la violenza delle storie di Millar creando delle Run perfette.
    Torniamo ora al nocciolo del discorso, chr in realtà non esiste e state leggendo solo uno sproloquio da 5 minuti buoni ma ok...
    Millar nel 2011 scrive poi Kick-Ass un fumetto sul fenomeno dei RLSH, ma quest'opera che si presenta come la storia di supereroi più realistica di sempre ha un grosso problema, oltre i disegni.
    Millar cerca di portare i supereroi nel nostro mondo, ma non considerando che i supereroi hanno una nobiltà d'animo fuori dal comune. E che quelli che lui ha descritto non sono ne supereroi, ne tantomeno RLSH. Sono degli esagitati in tuta che fanno a botte. E per carità, violenza scritta bene, non potrei chiedere di più, ma oltre a qualche citazione Mark,i supereroi non ci azzeccano nulla.
    I Supereroi non vanno in giro a menarsi per strada, loro affrontano alieni e despoti spaziali, scenziayi pazzi e ninja folli.
    I RLSH aiutano i meno fortunati, forse fermano qualche furtarello, ma niente di più, fanno il massimo che possono fare, danno il buon esempio, e ciò è bellissimo. Ma in Kick Ass ci sono solo botte sangue e tanta ironia.
    E concludo che la kia non é una critica alla violenza ne fumetti. Io amo la violenza nei fumetti. Il mio è uno sproloquio.
    Grazie per la lettura,
    Ciao.

    Buona serata da J333 :)
     
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0 replies since 15/2/2016, 22:14   19 views
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